All'inizio del 1978, si lamenta per un insistente dolore alla gamba sinistra. Ricoverato all'ospedale di Moncalieri, i medici scoprono che si tratta di cancro alle ossa.
Non ha ancora 11 anni, Silvio, ma intuisce che cosa gli sta capitando. Non dispera: desidera guarire, ma si affida alla volontà di Dio, prega... Il 21 maggio 1978, già in carrozzella, riceve la Cresima, nella chiesa parrocchiale di Poirino, lieto di diventare, per il dono dello Spirito Santo, testimone e apostolo di Gesù. Le sue condizioni si aggravano e ha già tanto dolore.
Il 4 giugno, chiede ai suoi: <<Dite a don Luigi che mi porti la Comunione a casa, tutti i giorni>>. Il buon sacerdote di Poirino lo accontenta subito, portandogli quotidianamente Gesù Eucaristico: ogni volta è un colloquio, cuore a cuore, nella gioia, con Lui. Silvio si aggrappa al Rosario e prega la Madonna intensamente, sempre più a lungo. Comincia una lunga Via Crucis, dal giugno 1978 al gennaio 1979: per sette volte, va con il papà all'ospedale "G. Roussy" di Parigi, in cerca di cure e di guarigione. I dolori si fanno atroci.
Una volta, nel letto vicino al suo, c'è un ammalato che bestemmia continuamente. Silvio non sorride più e scoppia in un pianto dirotto. Poi, prende la corona e recita ad alta voce tante Ave Maria, quante sono le bestemmie che ha sentito. La mattina seguente, confida: <<Papà, io non riuscirò qui a Parigi a riparare con altrettante Ave Maria tutte le bestemmie che quell'uomo scaglia contro il Signore e la Madonna: ne avrò ancora da dire quando tornerò in Italia>>.
Dei suoi dolori si è dimenticato e quel che importa è riparare il peccato altrui. Gesù Eucaristico gli fa comprendere il valore salvifico della sofferenza: si sente chiamato a soffrire e soffrire, a riparare per i peccati degli uomini. Come i bambini di Fatima, come santa Bernardette Soubirous e santa Teresa di Gesù Bambino – di cui conosce la storia – Silvio dice spesso: <<Oggi offro le mie sofferenze per il Papa e per la Chiesa>>. <<Oggi, per la conversione dei lontani da Dio>>. <<Oggi, offro perché gli uomini siano fratelli tra loro>>. <<Offro, soprattutto per i missionari, affinché Gesù sia conosciuto e amato>>.
Tra il 1978 e il '79, avvengono grandi fatti: si succedono papa Paolo VI e Giovanni Paolo I. Viene eletto papa Giovanni Paolo II. Ci sono tanti vizi e violenze nel mondo, dilaga il terrorismo e si combattono guerre in diverse zone. Ma si aprono anche tante speranze. Silvio è solo un bambino, ma è consapevole – precoce com'è – di quanto avviene, prega e offre.
Le sue notti, cocenti di dolore, le passa in preghiera, sgranando il Rosario intero, di 15 decine, alla Madonna, meditando i "misteri" con un libricino, alla luce di una piccola lampada. Anche se ha tanto male, non vuole alcuno dei suoi cari vicino a sé e li manda a riposare: lui veglia, pregando su questo nostro povero mondo, spesso in "agonia" perché rifiuta Cristo.
A un'amica di famiglia che gli chiede di dirle un pensiero per una trasmissione su una radio locale, risponde: <<Io non ho niente da dire, per carità. E poi un messaggio trasmesso per radio, serve solo all'Italia, mentre se dico un'Ave Maria nella mia stanza serve per tutto il mondo>>.
Una persona gli domanda: <<Silvio, so che soffri molto e offri tutto a Gesù... Nel mondo ci sono tanti ragazzi che stanno perdendo la fede. Vuoi offrire le tue sofferenze per questi giovani, perché trovino di nuovo il Signore?>>. Silvio risponde deciso: <<Si, lo farò>>. Don Luigi, che è presente, gli dà la Comunione e Silvio prega con le sue mani giunte che "comandano" anche a Dio!
La bufera terribile della malattia incurabile continua ad abbattersi su di lui. Eppure, Silvio, grazie a Gesù, il Crocifisso Risorto che lo vivifica, è più forte di ogni bufera e trasforma la sofferenza in redenzione del mondo. Affronta i dolori che lo consumano, con una fede profonda, un'intimità con Gesù, che stupisce chiunque, anche i sacerdoti che passano a trovarlo.
E' forte e sereno: accoglie tutti con un sorriso, incoraggia i genitori e il fratello, fa forza persino al medico che si sente impotente: <<Le sofferenze mi avvicinano di più a Dio – gli dice – mi preparano serenità e gioia nel suo Regno, in Cielo>>. E al papà: <<Io sarò felice, solo quando avrò un posto in Paradiso>>.
Chi lo avvicina, sente che Dio stesso è presente e vivo in quella fragile creatura, e non può fare a meno di dire: <<Nei suoi occhi, c'è tutto il Cielo di Dio>>.