Riportiamo questa meditazione di don Domenico Cravero, parroco di Poirino, in questi giorni in cui siamo invitati a restare a casa a causa del coronavirus e a fare della nostra casa la Chiesa dove vivere rapporti d’affetto e la preghiera quotidiana. Un piccolo stimolo a invocare l’intercessione e la preghiera del Venerabile Silvio. In comunione verso la Pasqua del Signore!
In questi giorni così particolari vorrei lasciarvi un pensiero semplice e spontaneo. Lo raccolgo attorno a una preghiera del nostro Silvio Dissegna: “Signore Gesù io soffro come quando tu trasportavi la croce ed eri picchiato. Io sono qui nel mio letto con tanto male; le mie sofferenze le unisco alle tue. Stammi vicino, o Gesù” (estate 1979). Questa testimonianza di grande coraggio mi fa pensare a due cose. Innanzitutto al dolore di tante persone delle diverse età colpite dal virus, bloccate nella respirazione che è la prima necessità vitale. Penso poi al dovere di fare tutto il possibile per evitare la contaminazione e non trasmetterla agli altri.
Mentre negli ospedali si combatte in prima linea questa calamità, vediamo giorno dopo giorno il risveglio dell'Italia. C’è disponibilità alla solidarietà e voglia di dare una mano. S’inventano forme di creatività e ingegno, si trovano occasioni per non lasciar prevalere la paura e il disorientamento.
La situazione dell'epidemia è grave ma il nostra paese dà prova di sé. Non ci rassegniamo.
In questo momento di smarrimento, non basta però convincerci che, insieme, ce la faremo, dobbiamo anche cogliere ciò che questa pandemia ci può insegnare. Ci accorgiamo delle cose che amiamo, quando esse non sono più disponibili. La solitudine forzata ci sta così insegnando il valore e la gioia di stare insieme, la distanza obbligata ci fa sentire tutto il valore delle nostre amicizie. Stiamo comprendendo le cose più semplici ma che siamo portati a dimenticare e trascurare.
Da questa emergenza dovremo imparare a chiederci, coraggiosamente: “Come dobbiamo vivere?”. Alcune cose in questi giorni diventano più chiare. Sono quelle essenziali:
- stare vicini alle persone a cui vogliamo bene, vivere nel rispetto e nella solidarietà con tutte le persone che la vita ci offre. Stiamo scoprendo il valore di una stretta di mano e dei modi con cui scambiarci stime e affetto.
- mantenerci umili, senza arroganze o inutili polemiche. Non siamo onnipotenti. Abbiamo sottomesso la natura, conquistato i cieli, viaggiato tra gli astri, ma con virus e batteri siamo impotenti.
- ricollegarci con la natura, orientarci a stili di vita sostenibili nei consumi, nell’alimentazione, nella gestione dei beni. Certi disagi derivano anche dalla rottura dell’equilibrio ecologico.
- Il cambiamento delle nostre abitudini comincia dalla cura. Prenderci cura degli altri e del mondo è ciò che ci rende umani. Un male comune (il virus) ci può aiutare a capire quanto più potente possa essere il bene comune.
- Potremmo, infine mettere ordine nella nostra vita per scoprire e non trascurare ciò che è veramente importante.
Speriamo che le cose che stiamo imparando in questa emergenza non ce le dimentichiamo quando saremo tornati alla normalità.
Il senso di questa quaresima e della settimana santa, trascorse in modi così anomali, sta tutto nell’impegno che sapremo dare per creare legami schietti e profondi tra noi.